lunedì 28 novembre 2011

L'impresa di Fiume e la sua conquista.

              Consegna a Sua Maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele III
        delle chiavi della città di Fiume (16/03/1924)
L'Italia avanzava le sue pretese in quanto la maggioranza della popolazione del cosiddetto "corpus separatum" era italiana, mentre gli iugoslavi facevano altrettanto giustificando che l'area circostante Fiume fosse a maggioranza slava. Le trattative per decidere a chi spettasse Fiume si interruppero bruscamente quando, il 12 settembre 1919, una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex-combattenti italiani composta da circa 2500 legionari, guidata da Gabriele d'Annunzio, partita da Ronchi di Monfalcone (ora Ronchi dei Legionari in ricordo dell'impresa di Fiume), occupò la città chiedendo l'annessione all'Italia. Ai costanti rifiuti del governo italiano D'Annunzio si risolse a proclamare la Reggenza Italiana del Carnaro. Con l'insediamento al governo di Giovanni Giolitti (15 aprile 1920), il Ministero degli Esteri italiano fu affidato a Carlo Sforza, egli si adoperò affinché i rapporti tra l'Italia e il governo jugoslavo, nonostante l'iniziativa d'annunziana, si avviassero verso la normalizzazione. I due governi, infatti, decisero di incontrarsi in territorio italiano, a partire dal 7 novembre 1920, nella Villa Spinola (oggi conosciuta anche come Villa del trattato), presso Rapallo. Le trattative durarono pochi giorni e il 12 novembre 1920, con la sottoscrizione del trattato di Rapallo, l'Italia e il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni riconobbero consensualmente Fiume come stato libero e indipendente e stabilirono i propri confini (fissati esattamente allo spartiacque delle Alpi Giulie). 3 marzo 1922, esponenti in parte fascisti e in parte ex legionari dannunziani, aderenti al movimento politico dei Blocchi Nazionali, destituirono il governo di Riccardo Zanella. Dopo varie vicissitudini il governo italiano decise di inviare a Fiume il generale Gaetano Giardino che dal 17 settembre 1923 divenne governatore militare con il compito di tutelare l'ordine pubblico.
Successivamente, con il Trattato di Roma, siglato il 27 gennaio 1924 veniva sancito il passaggio di Fiume all'Italia e il 16 marzo il re Vittorio Emanuele III giungeva nella città. In base al trattato la città veniva assegnata all'Italia, mentre il piccolo entroterra con alcune periferie, Porto Baross, incluso nella località di Sussak e le acque del fiume Eneo, cioè l'intero alveo e il delta, venivano annessi al Jugoslavia); il governo dello Stato Libero di Fiume considerò tale atto giuridicamente inaccettabile continuando a operare in esilio. Tutto rimase immutato fino al 3 marzo 1922, quando esponenti in parte fascisti e in parte ex legionari dannunziani, aderenti al movimento politico dei Blocchi Nazionali, destituirono il governo di Riccardo Zanella. Dopo varie vicissitudini il governo italiano decise di inviare a Fiume il generale Gaetano Giardino che dal 17 settembre 1923 divenne governatore militare con il compito di tutelare l'ordine pubblico.
Successivamente, con il Trattato di Roma, siglato il 27 gennaio 1924 veniva sancito il passaggio di Fiume all'Italia e il 16 marzo il re Vittorio Emanuele III giungeva nella città. In base al trattato la città veniva assegnata all'Italia, mentre il piccolo entroterra con alcune periferie, Porto Baross, incluso nella località di Sussak e le acque del fiume Eneo, cioè l'intero alveo e il delta, venivano annessi al Jugoslavia); il governo dello Stato Libero di Fiume considerò tale atto giuridicamente inaccettabile continuando a operare in esilio. Gli accordi raggiunti vennero regolati con delle clausole da una Commissione mista per l'applicazione del trattato; tali clausole vennero ratificate dalla Convenzione di Nettuno il 20 luglio 1925. Dopo l'annessione al Regno d'Italia, Fiume divenne capoluogo di provincia, ovvero Fiume Provincia (FU). Dal 1930 la denominazione venne cambiata in Provincia di Fiume/Provincia del Carnaro (FM). In quegli anni riprese i traffici il porto, che divenne scalo primario nell'Adriatico. Negli anni '30 si sviluppò il settore industriale, grazie ai contributi dell'IRI. Durante la seconda guerra mondiale fu sede di un importante silurificio, che produceva la metà dell'intera produzione italiana di siluri.

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