sabato 2 giugno 2012

Italo Svevo


Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce il 19 dicembre 1861 a Trieste, quinto di otto figli. Svevo fu autore di alcune raccolte di racconti, di testi teatrali e di tre romanzi "maggiori": Una vita (1892), Senilità (1898), La coscienza di Zeno (1923). A dodici anni va a studiare, con i fratelli, in un collegio tedesco, dopo gli studi visse a Trieste — allora appartenente all’Impero Austro-Ungarico — città intrisa di influssi etnici e culturali molto diversi tra loro. Gravi problemi economici e l’insuccesso della sua attività letteraria, lo costrinsero a impiegarsi prima in banca per 18 anni, poi presso un’industria. Nel 1896 sposa la cugina Livia Veneziani. Nel 1899 entra nella ditta del suocero, riconquistando l'agognato benessere economico. Abbandona la letteratura, definendola addirittura "ridicola e dannosa cosa". Ma in questi anni studia, scrive e non riesce a eliminare dalla sua vita «quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura». Nel 1903 prese lezioni da James Joyce, il quale, più avanti contribuirà al successo di Svevo tessendone le lodi. Intanto, anche in Italia, grazie soprattutto a Eugenio Montale, intorno al 1925-'26, lo scrittore viene finalmente "scoperto": si parlò, in seguito, di un vero e proprio «caso Svevo». Scrisse tre romanzi, i quali costituiscono una specie di trilogia che approfondisce una tematica a sfondo autobiografico, sono tesi a cogliere l’analisi spietata dell’inconfessabilità dell’io più profondo. I protagonisti, infatti, in qualche modo si somigliano: in Una vita, il personaggio sveviano è incapace di un’esistenza estroflessa, in Senilità, diviene consapevole dell’impossibilità di incidere significativamente nella vita reale, e nella Coscienza di Zeno il protagonista finisce per guardarsi vivere, cosciente della propria «malattia» e senza alcuna speranza, di poterne mai guarire. Italo Svevo muore, in seguito a un incidente automobilistico, il 13 settembre 1928.

Alcune Opere

L'assassinio di Via Belpoggio

Si tratta di un racconto lungo. Un facchino uccide e deruba un compagno di sbornie. Compie poi, sulla spinta del senso di colpa, una serie di errori che porteranno al suo smascheramento e al suo arresto.

Si avverte l'influenza sulla narrazione di Zola e del naturalismo. Si avvertono, inoltre, echi kafkiani e dostoevskijani. Traspare già la passione dell'autore per l'analisi psicologica.

Una vita

Alfonso Nitti, lasciata l'anziana madre, trova in città un impiego presso la Banca Maller. Di estrazione sociale inferiore, Alfonso viene introdotto in casa del signor Maller, dove viene accolto con freddezza. Nasce tuttavia una storia, complice la letteratura, fra lui e la figlia del banchiere, Annetta, una bella ragazza molto volubile. Alfonso esperisce i propri sentimenti di inferiorità nei confronti dei pretendenti alla mano di lei, in particolare verso l'avvocato Macario.

Recatosi al capezzale della madre morente, la situazione precipita per Alfonso al suo ritorno in città: Annetta non vuole più saperne di lui; in banca vive l'ostracismo di capi e colleghi; il fratello di lei, Federico, lo sfida a duello. Sentendosi perduto irrimediabilmente, Alfonso preferisce suicidarsi.

Senilità

Per uscire dal grigiore della propria esistenza piccolo-borghese, Emilio Brentani, un impiegato presso una società di assicurazioni con velleità letterarie, allaccia una relazione poco impegnativa con Angelina, una ragazza del popolo, amorale e volgare, ma di sani appetiti.

Succede che Angelina lo tradisca e che Emilio si trovi invischiato, contro il suo proposito iniziale, nella passione e nella gelosia. Emilio si confida con Balli, un artista estroverso, che piace molto alle donne. Di Balli è segretamente innamorata Amalia, la sorella di Emilio, che vive in casa del fratello una vita di riflesso, in una condizione quasi claustrale. L'epilogo vede la morte di Amalia, frustrata nel suo amore non corrisposto per lo scultore e la fuga di Angelina col cassiere di una banca. Emilio si ritirerà nella propria senilità, nella solitudine, nell'aridità di progetti e sentimenti, prendendo coscienza delle proprie debolezze e dei propri limiti.

La coscienza di Zeno

Sollecitato dal suo psicanalista, un certo "dottor S.", Zeno Cosini, per liberarsi dalle proprie nevrosi, scrive un memoriale, che affronta i nodi fondamentali della sua esistenza: il vizio del fumo con la promessa, sempre disattesa, dell'ultima sigaretta; la figura ingombrante del padre, ritenuto, forse a torto un commerciante abile, con cui Zeno è costretto a misurarsi, capace di mollargli un ceffone persino sul letto di morte; il matrimonio casuale e felice con Augusta, figlia del forte e ricco Malfenti e sorella un po' opaca della più desiderata Ada; l'adulterio con una studentessa di canto, Carla Greco, fra sensi di colpa e indecisioni; l'attività commerciale, che vede il fallimento del cognato e rivale in amore Guido Speier, morto poi suicida, disinvolto con le donne, quanto irresponsabile negli affari. Scettico circa le virtù terapeutiche della psicanalisi, Zeno abbandona il suo medico, che, per vendetta, pubblica le sue memorie.

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